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DIFETTO visivo o PROBLEMA visivo?

I “problemi di vista” non sono solo legati alla mancanza di diottrie ma possono essere la conseguenza di come lavorano gli occhi insieme.
E’ chiaro a tutti che in presenza di un difetto visivo (miopia, ipermetropia, astigmatismo, presbiopia) si debba ricorrere ad occhiali o lenti a contatto per correggerlo. Ma cosa ci sfugge se, nonostante la loro correzione, persistessero mal di testa, pesantezza, bruciore o fastidi agli occhi?

problema visivo o difetto visivo

Un’analisi visiva completa si differenzia da un semplice esame della vista proprio in questo: non è solo la misurazione del difetto visivo attraverso l’utilizzo di macchinari ma è uno studio della visione del soggetto, considerando che non vediamo attraverso gli occhi ma anche con il cervello. La vista è diversa dalla visione: non si deve valutare solo quanto si vede, ma anche come si vede.

Facciamo un esempio. Un soggetto con un visus di 3/10, valore assolutamente al di sotto rispetto alla media, può essere capace di leggere 1500 parole al minuto rispetto alla media di 250 parole, con una comprensione totale del testo scritto, quindi in condizioni di massima efficacia.

I ritmi di lavoro odierni sono quantitativamente e qualitativamente aumentati rispetto al passato ed è necessaria un’analisi visiva optometrica completa per valutare l’efficienza visiva del soggetto anche a distanze prossimali (ovvero le distanze di lavoro dai 40 agli 80 cm). Un buon esame optometrico non può prescindere dalle necessità lavorative e sociali dell’individuo.

Nella visione vengono coinvolti simultaneamente due circuiti nervosi diversi correlati rispettivamente

  • all’accomodazione, per la messa a fuoco degli oggetti
  • alla convergenza, per centrare gli oggetti

Questi due meccanismi si influenzano a vicenda: indipendentemente dalla presenza di un difetto visivo, questi devono agire in armonia e contemporaneamente per garantire una corretta realizzazione della funzione visiva.

ACCOMODAZIONE, OVVERO LA MESSA A FUOCO

Quando guardiamo un oggetto vicino a noi, i nostri occhi mettono in atto un meccanismo di messa a fuoco che si chiama accomodazione. Il cristallino, ovvero la lente interna ai nostri occhi, contraendosi cambia la sua forma e riesce a farci vedere nitidi gli oggetti vicini. Quando guardiamo lontano (si intende, più di 3 metri) il cristallino si rilassa: in questo modo torneranno nitidi gli oggetti a distanza.

Se la capacità accomodativa risulta essere troppo bassa oppure troppo lenta, quando il soggetto eseguirà un compito da vicino (scrittura, lettura etc.), avvertirà i seguenti sintomi

  • difficoltà nel mettere a fuoco,
  • mal di testa o affaticamento,
  • dolore palpebrale,
  • bruciore, arrossamenti o fastidi agli occhi,

Valutare questo aspetto della visione è fondamentale per comprendere se il sistema visivo opererà sotto stress o confortevolmente durante lo svolgimento di un qualsiasi compito da vicino.

E’ per questo motivo che, ad esempio, ad un giovane miope sarà sconsigliato l’utilizzo degli occhiali quando studierà o farà i compiti. Ma una soluzione offerta dagli ultimi sviluppi tecnologici nel campo delle lenti oftalmiche è la lente con supporto accomodativo (che le varie aziende chiamano relax, con assistenza accomodativa etc.). Scegliendo queste lenti, il miope potrà utilizzare gli occhiali anche nello svolgimento di compiti da vicino senza incappare nella sintomatologia descritta precedentemente.
Se invece non sono presenti difetti visivi, la soluzione potrebbe essere rappresentata dalla scelta di occhiali riposa vista da utilizzare al computer o al lavoro. E’ incredibile come questa soluzione sia disponibile anche per le lenti a contatto, che presentano una geometria tale da correggere il difetto visivo se presente e contemporaneamente supportare la messa a fuoco quando guardiamo da vicino, per ridurre così la stanchezza visiva (in studio utilizzo le lenti a contatto Biofinity Energys).

L’accomodazione viene misurata con test specifici e paragonata con i valori di riferimento in base all’età del soggetto.

Infatti, anche se il problema non è presenta in giovane età, con il passare degli anni il cristallino perde fisiologicamente la sua elasticità e quindi sarà prima difficile, poi impossibile mettere a fuoco gli oggetti da vicino. Questa condizione è definita presbiopia, insorge dopo i 40 anni ed è correggibile con occhiali da lettura, occhiali multifocali o lenti a contatto multifocali.

CONVERGENZA, OVVERO LA CAPACITA’ DI CENTRARE GLI OGGETTI

CONVERGENZA OCCHI

Quando osserviamo un oggetto da vicino facciamo convergere i nostri occhi ed involontariamente

  • viene messa in atto l’accomodazione
  • viene messa in atto la miosi, ovvero il restringimento delle pupille

Ed è per questo che, come descritto in precedenza, accomodazione e convergenza sono strettamente collegate.

La convergenza oculare è la misura dell’allineamento dei nostri occhi sotto stress e si esprime attraverso la misurazione delle cosiddette forie. Se il soggetto tenderà ad allontanare troppo gli occhi saremo in presenza di exoforia, se tenderà ad avvicinarli troppo saremo in presenza di esoforia. Se invece uno dei due occhi sarò collocato più in alto o più in basso rispetto alla linea di sguardo principale, si parlerà di iper o ipoforia.

In altre parole si può dire che le forie sono l’espressione di uno strabismo latente, che si manifesta solo nelle condizioni più difficili: per ricrearle, il professionista antepone lenti o filtri colorati davanti agli occhi e valuta la capacità di convergenza (e di divergenza). Nella vita di tutti i giorni queste condizioni sono rappresentate dal lavoro prolungato da vicino (studio, lettura, lavoro al pc protratti per tanto tempo): se i valori di exo, eso, iper o ipoforia saranno fuori rispetto alla media, si potranno avvertire sintomi astenopici come mal di testa, pesantezza, bruciore o arrossamenti oculari.

Il problema principale di questi disallineamenti visivi è che potrebbero portare anche alla visione sdoppiata, condizione difficilmente gestibile da parte di qualsiasi soggetto: pensate soltanto se, durante la guida, doveste vedere due linee bianche, luci delle auto doppie di notte etc.

Per risolvere questi problemi, gli approcci possono essere diversi:

  • per il legame imprescindibile con la convergenza, si può agire sull’accomodazione
  • si possono fare degli esercizi di visual training per migliorare l’allineamento degli assi visivi
  • quando i valori sono enormemente diversi rispetto alla media, si possono utilizzare dei prismi, che vengono integrati con le lenti degli occhiali, che riportano immediatamente alla visione singola.

In sostanza

  • avere un difetto visivo significa essere miopi, ipermetropi, astigmatici o presbiti, difetti che si correggono con occhiali e/o lenti a contatto
  • avere un problema visivo significa avere i sintomi astenopici sopra descritti che possono essere risolti adottando alcune regole di igiene visiva (tenere un’adeguata postura e distanza dal foglio, dal pc etc.) e seguendo i consigli dell’ottico optometrista dopo un’analisi visiva completa.

Anche se possono essere presenti entrambi, aver un difetto visivo non comporta necessariamente la presenza di un problema visivo e viceversa.

Durante il colloquio iniziale con l’optometrista sarà quindi importante descrivere non solo se si vede bene o male ma anche come si vede, se sono presenti sintomi come mal di testa tempiale, affaticamento visivo e pesantezza oculare dopo lo svolgimento di compiti da vicino e la frequenza con cui si presentano.

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